di J.Reyes
Abbiamo bisogno di vedere il mondo e noi stessi da una prospettiva diversa, affinché questo avvenga, dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento verso noi stessi. Non abbiamo bisogno di cambiare le condizioni ma solo di cambiare il modo in cui vediamo e percepiamo noi stessi. Abbiamo bisogno di comprensione, al fine di apportare un cambiamento al nostro atteggiamento. La maggior parte delle persone pensa che tutto ciò che è necessario è un cambiamento della personalità; vedono loro stessi ed il loro comportamento ed immaginano che se cambiano la loro personalità automaticamente cambieranno le loro vite. Ma non è così, la personalità è quello che è e rimarrà tale fino al giorno della nostra morte. Qualcosa di diverso deve crescere in noi che sarà in grado di staccarsi dalla personalità. Ora, se invitate un ospite molto importante in casa vostra e lo mettete in una stanza sporca, buia e umida, piena di vestiti sporchi e un letto puzzolente; vi posso assicurare che questa persona non resterà molto a lungo nella vostra casa. Il nostro cuore è il posto per Dio; Egli stesso ha detto: Tutti gli universi sono troppo piccoli per contenermi, ma il cuore del mio amato può contenermi”. Dobbiamo purificare i nostri cuori; dobbiamo rimuovere tutta la ruggine che si è accumulata nel corso degli anni, tutte le negatività e gli atteggiamenti emotivi che si sono stabiliti senza il nostro consenso. Dobbiamo aprire di nuovo le finestre e far entrare aria fresca e luce. Dobbiamo renderci conto che abbiamo un ruolo da giocare e che siamo uniti da un legame comune. Ognuno di noi è così importante, perché siamo pezzi di un grande puzzle. Solo mettendo insieme i pezzi, è possibile vedere l’intero quadro.
di José Reyes
(Estratto)
“Confida nel Lavoro. Abbi fiducia nel fatto che esso possiede una forza, che è la stessa forza che muove l’Universo, la Forza dell’Amore. Permea continuamente tutte le cose, una forza irresistibile. Devi credere. Si tratta di questo, molte volte, lanciarsi nel vuoto, poiché non c’è nessuna garanzia. Stiamo entrando nello sconosciuto, in un mondo nuovo, un mondo in cui non esistono condizioni. Questo è il momento presente in cui c’è libertà dal passato e la possibilità di preparare il futuro.”
“Il Lavoro è un abbraccio, un sentirsi vicini, sentire che si è protetti, che c’è qualcuno che si prende cura di noi; non una madre, non un padre, loro sono nel tempo. Ciò che si prende cura di noi è “qui ed ora”. Non cercarlo domani, non cercarlo in ciò che è stato ieri, perché non è lì. E’ qui. Questa è l’unica condizione, poiché in realtà non ce ne sono. L’ unica cosa è credere, avere fiducia nel Lavoro. Confidare nel fatto che il Lavoro è vivo dentro di te e che tutto ciò che fai serve per portarti al Lavoro e che in realtà esso ti protegge constantemente.”
“Ciò non vuol dire che tu sia speciale. Il semplice fatto che tu sei come sei ti rende speciale. Impara ad apprezzarlo. Devi partire da te stesso. Tu sei l’inizio. Tu stesso sei l’enigma. Dovresti imparare ad avere cura e rispetto di te stesso. Sei una perla. Una perla che fa parte di una collana, la collana del Lavoro, nella quale tutti noi siamo uniti. Non è possibile togliere nessuna di queste perle dalla collana poiché essa non è nel tempo ma nell’Eternità.”
di José Reyes
In questa vita cominciamo a morire molto, molto lentamente e impercettibilmente ma inesorabilmente. Crediamo, o siamo portati a credere che la morte arriva su di noi come l’annientamento totale delle cellule del nostro corpo fisico. Vi è un altro tipo di morte però, chiamata “morte prima della morte “. Sarebbe saggio riflettere su questa idea in quanto è parte della nostra realtà, facciamo finta di nasconderlo come uno che spazza la polvere sotto il tappeto e immagina che la stanza sia completamente pulita. La vera domanda è, che cos’ è che muore in noi col passare del tempo? Quello che muore in noi è il nostro potenziale, la nostra capacità di fare sforzi, in breve, le nostre proprie possibilità. Il tempo scorre su di noi e non riusciamo a notare che questo flusso appassisce il nostro potenziale. Il nostro comportamento, e il modo in cui tendiamo a rispondere alle impressioni della vita in un modo che è così tipicamente nostro, è sempre più automatico ogni giorno. Perdiamo spontaneità e la sostituiamo con abitudini, ad ogni livello, come ad esempio i modi abituali di pensiero, reazioni emotive, simpatie e antipatie, mi piace e non mi piace.
Questi fili di comportamento e le abitudini formano una sorta di rete che ci impedisce continuamente di vedere ciò che ci viene richiesto in ogni situazione della nostra vita, così rispondiamo esattamente come siamo stati programmati a fare. Siamo computer della vita, ci ha programmato e ora deve solo premere un tasto e noi rispondiamo. Tutti gli elementi della nostra educazione sono combinati per produrre questo magnifico programma. I nostri genitori, l’educazione che abbiamo ricevuto, i nostri amici d’infanzia, la nostra classe sociale, ciò che era di moda nella nostra gioventù, gli slogan del nostro tempo, i film e soap opera, le idee che abbiamo letto nei libri e il nostro concetto di dovere, onore, patriottismo, l’orgoglio e l’onestà, il bene e il male, nulla di tutto ciò è nostro! Tutto ciò che è abbiamo imparato è stato inserita in noi per formare un insieme che dà l’impressione di una coerenza ed immutabilità dal di fuori, l’impressione di essere sempre temperato nel processo decisionale, riempito con un alto senso di giustizia e di altre qualità incredibili mirabilmente traboccanti. In età molto precoce la nostra crescita cessa e spesso ci troviamo emotivamente immaturi anche quando siamo persone di successo nella vita, godiamo del riconoscimento da parte degli altri , o del potere e la ricchezza.
Ci sono due forze opposte in noi che costantemente ci spingono in direzioni diverse. Questi sono gli impulsi di essenza e quelli di vita o di esistenza. Ognuno è utile e necessario per noi. Gli impulsi della vita ci obbligano a interagire con i beni materiali, il denaro e la professione. Gli impulsi di essenza d’altra parte, ci conducono verso la spiritualità, verso l’ alto, per dare un senso alla nostra esistenza e cercare il significato della nostra vita. In senso simbolico di questi due impulsi opposti il signor Gurdjieff ha detto che ” all’uomo è stata affidata la cura di un agnello e di un lupo, egli deve essere sempre attento che il lupo non divori l’agnello, ma allo stesso tempo assicurare al lupo di non morire di fame. “Entrambi gli impulsi sono necessari e devono coesistere pacificamente uno accanto all’altro. Sono le due nature in noi che devono essere riconciliate, nonostante la loro opposizione, e ciascuno deve svolgere il suo ruolo corrispondente. Quando ci dedichiamo all’esistenza, viviamo in funzione della vita ed essa diventa un fine in sé. Così è come la nostra parte essenziale muore, come abbiamo detto all’inizio, avviene una “morte prima della morte”, perché se la parte essenziale muore rende la vita inutile, e le nostre manifestazioni reali sono sempre meno e meno. A quel punto un uomo è morto nella vita ed è incapace di sentire il richiamo della sua anima. Ciò non significa che bisogna abbandonare la vita e le sue esigenze, ma di un equilibrio armonioso, e per questo è necessario uno studio continuo ed un’educazione, in altre parole, un’educazione che inizierà dove la precedente si era fermata, ed è quest’ultima che ci potrà portare a rispondere ai nostri bisogni essenziali. Quando parliamo di un vuoto esistenziale in realtà intendiamo un vuoto essenziale. Allo stesso tempo, se lavoriamo e facciamo sforzi per rispondere agli impulsi dell’essenza, un benessere oggettivo si forma in noi, una garanzia che stiamo rispondendo positivamente a ciò che ci viene richiesto. Stiamo alimentando sia l’agnello che il lupo.
Quando Gurdjieff parla di questo lavoro dice che non è necessario per noi “cambiare nulla “, ma di lavorare nel bel mezzo della nostra vita, all’interno delle nostre condizioni. Non è necessario abbandonare tutto e ritirarsi in un monastero, invece, più sono dure le condizioni di vita migliori le probabilità di impegnarsi nel percorso di questo insegnamento. Ci rendiamo conto che la causa principale della nostra infelicità è dentro di noi. Non risiede in altri, o nelle circostanze, dai luoghi, dalle condizioni. La causa è tutta dentro di noi, e se lavoriamo queste cause scompaiono. Ognuno di noi ha il diritto di essere un essere umano normale, ma in qualche modo noi preferiamo vivere a livello sub-umano. Di volta in volta nei suoi scritti Gurdjieff delinea questa condizione in cui l’uomo è abituato a girare le spalle alla sua propria natura e ha dimenticato come vivere come essere umano.
di Jose Reyes
“Siamo trasformatori di energie, e il modo in cui lo facciamo determinerà il modo in cui viviamo le nostre vite. La nostra vita di tutti i giorni dipenderà dalla qualità, così come dalla quantità di energia che possediamo. Quantità e qualità sono determinate dal modo in cui riceviamo e digeriamo le impressioni. Allo stesso tempo, il modo in cui riceviamo le impressioni dipenderà da come i nostri centri sono stati educati o addestrati. Educazione continua significa che dobbiamo rieducare il nostro corpo, mente e sentimenti per ricevere le impressioni in un modo più sano. Abbiamo sviluppato abitudini in tutti e tre i centri ed il nostro comportamento e le nostre reazioni sono di solito predeterminate dalla nostra educazione ed istruzione. Se siamo in grado di sostituire le cattive abitudini con quelle buone allora saremo in grado di migliorare la qualità e la quantità della nostra vita, così aumentando i livelli di energia digeriremo impressioni nutrendo le parti più alte del nostro essere. L’energia non può essere creata o distrutta, può essere solo trasformata. Per noi esseri umani, l’energia viene solitamente sprecata attraverso il lavoro sbagliato dei centri ed è imperativo imparare a non sprecare la nostra energia. Con la comprensione delle energie comprenderemo noi stessi”.
di Josè Reyes
6 ottobre 2010
3ème Millénaire n.87 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini
3m. Se osservo il mio comportamento durante le attività della giornata, costato a che punto sono reattivo, in reazione. In più queste reazioni sono molto spesso negative: paura, collera o irritazione, resistenza a ciò che mi è chiesto, inerzia, tensioni fisiche! Sono totalmente identificato in quegli stati…E’ questa la realtà?
J.R. Si, è la realtà. Generalmente guardiamo il mondo e gli eventi secondo il colore delle nostre lenti. Possiamo perciò veramente dire che è la realtà, ma bisogna precisare che si tratta di una realtà soggettiva. Per vedere che cosa è reale, non dobbiamo essere identificati. Infatti l’identificazione impedisce il contatto con la realtà e diventiamo la nostra propria realtà soggettiva. In altre parole, le mie emozioni negative per me sono vere, finché sono identificato con loro.
La prima cosa da vedere prima di essere capaci di distinguere la realtà, è quella di trovarci in uno stato di separazione a partire dal quale si può spingere il nostro centro di gravità verso l’osservatore, che è un processo sociologico che non è centrato né nei pensieri, né nei sentimenti, né nelle sensazioni. E’ il significato del lavoro su di sé, per il quale cominciate a discriminare due stati di comportamento. Il primo è quello in cui siete completamente assorbiti da un pensiero, un sentimento o una sensazione (e diventate uno con quel pensiero, quel sentimento, quella sensazione); nel secondo, potete vedere nello stesso tempo lo stato in cui siete e voi stessi.
3m. Essere a un livello d’osservazione attraverso cui possiamo vedere noi stessi e al tempo stesso il nostro comportamento è insolito nella vita ordinaria. Come posso sperimentare questo stato d’essere specifico nella mia vita quotidiana? C’è una strada da seguire?
J.R. Si, dovete diventare un uomo n.4. Finché siete un uomo 1, 2 o 3*, la vostra osservazione di voi stessi sarà sempre colorata dalla percezione del centro dove si trova stabilito il vostro centro di gravità. Il modo in cui vediamo il nostro comportamento è dunque sia attraverso il centro intellettuale sia attraverso le emozioni. Gurdjieff diceva che la percezione con un solo centro è follia, con due centri è allucinazione.
Secondo il nostro Insegnamento (la Quarta Via) l’uomo n. 4 è quello che, grazie al lavoro su di sé ha raggiunto uno stato d’equilibrio dei 3 centri. Questo significa che le sue funzioni sono ora coordinate armoniosamente per potere nutrire l’essenza. Così diventa maturo rispetto alle sue emozioni.
Per chiarire ciò che si sta dicendo, si può fare un’analogia con una casa: lasciata nel caos più totale il cui padrone è assente e dove ogni domestico si chiama Io. Questa casa ha tre livelli. I servitori più intelligenti decidono di eleggere uno di loro al quale tutti devono ubbidire. Questo servitore si chiama anche lui Io, ma non è ancora il vero Io. Comincia a imparare l’Insegnamento, il Lavoro, il funzionamento della casa e realizza che non è che è un amministratore temporaneo, ma non il vero amministratore. Solo quest’ultimo può dirigere la casa e preparare il posto per la venuta del vero Io.
La seconda tappa è quella che chiamiamo l’osservazione di sé, che è l’inizio della comprensione di sé. Questo osservatore è il vero amministratore ed è con l’osservazione che pratica che può cominciare a rafforzare la capacità di separazione tra i me ordinari che abitano ciascuno dei centri. Così prepara la casa all’arrivo dell’Io reale.
3m. Questo insegnamento ricorda la nozione della falsa e vera personalità. Qual è la differenza tra le due personalità? Per andare più lontano, per diventare un uomo n. 4 occorre la scomparsa della falsa personalità? Come la falsa e la vera personalità si legano alla molteplicità dei me, all’amministratore provvisorio e al vero Io?
J.R. C’è una grande differenza tra falsa e vera personalità. La falsa personalità ha una relazione molto ampia con l’ego della persona. Noi agiamo in modo che la gente non dica male di noi, oppure ci comportiamo in modo tale che non pensino che bene di noi.
La personalità pretende e cerca in permanenza d’essere quello che non è. Questo è chiamato la nullità, perché si tratta di un’immagine di noi stessi che abbiamo costruito, basata interamente sull’immaginazione. Con la falsa personalità vogliamo sempre che la gente ci dia valore per qualcosa che non siamo. Mentiamo su noi stessi agli altri e crediamo alle nostre menzogne.
La falsa personalità è molto difficile da distruggere, perché la maggior parte delle abitudini contratte dai centri è stata creata dalle loro scappatoie e vi corrispondono.
La personalità, riguardo a lei, non è totalmente negativa, non esiste solo a nostro svantaggio; al contrario, è necessaria, ma al posto giusto. La personalità è il nostro sapere, la nostra esperienza, l’addestramento che abbiamo ricevuto, il modo in cui ci prendiamo in carico, e quella in cui rispondiamo alle esigenze della vita. Il problema è che questa personalità agisce nella vita senza partecipazione della nostra essenza. Per ogni attività della giornata lei prende l’iniziativa. La sede della personalità è situata nell’apparecchio formatore*, e questo ha per conseguenza che essa utilizza parole o argomenti in risposta alle situazioni nelle quale ci pone la vita.
La Quarta Via ci procura dei mezzi che possiamo utilizzare per ribaltare la situazione, in altre parole permettere all’essenza di diventare attiva e di rendere passiva la personalità. Questo affinché l’essenza possa usare la personalità secondo le necessità del momento, secondo quanto è richiesto in una data situazione. E’ la tappa dell’uomo n.4 nel quale i centri sono equilibrati. Ciò significa che l’iniziativa nella sua totalità è presa dal vero Io. A questo livello l’ego non detta più il suo comportamento alla persona. L’ego scompare giacché la persona non vive più in apparenza e la nullità non ha più bisogno di pretendere d’essere, poiché la persona “è”.
I diversi me vengono dai centri. Ci sono me intellettuali, emozionali e psichici. Questi me nella loro molteplicità sono chiamati i servitori della casa. L’amministratore transitorio è uno di quei me, generalmente situato al livello del centro intellettuale ed è lui che impara il Lavoro e cerca di applicarlo. Ma manca di forza ed è particolarmente debole quando due o tre altri me arrivano insieme e non si assoggettano a tutto quello che il Lavoro può dire di fare.
D’altra parte, il vero amministratore non è più uno dei me. Egli è prodotto dall’osservazione di sé e deriva dallo sguardo sulla realtà della nostra imparzialità. Non è fatto dello stesso materiale dei me inferiori che non dispongono di un reale controllo sui centri. L’amministratore invece ha un controllo totale sul funzionamento di ciascuno dei centri, per l’energia prodotta dal ricordo di sé. Per questo è detto che prepara la casa per l’arrivo del vero Io, il suo vero proprietario.
3m. Il processo che descrivete conduce all’idea di una scala nei livelli di realtà, cioè dove ciascuno sperimenta la realtà secondo il suo livello. Questi livelli si riferiscono a energie di sottigliezza variabile, come per esempio quella derivata dal ricordo di sé?
J.R. Si, la realtà è percepita in funzione del livello di energia che siamo capaci di produrre, di nutrire e di mantenere.
Se applichiamo questo alla nostra vita quotidiana, possiamo facilmente costatare che il nostro umore dipende molto dall’energia di cui disponiamo secondo i momenti. Quando siamo contenti, tutto appare come su un letto di rose, ma quando siamo di cattivo umore, non abbiamo che le spine.
Ogni energia ci dà una capacità più o meno grande di percepire la realtà, che può essere altamente soggettiva per quelli il cui livello di energia è così basso che non vedono altro che il proprio stato.
E’ il caso dell’uomo macchina che vede le cose unicamente con l’energia automatica. Il livello seguente è quello della libera sensibilità, in cui diventate sensibili alle impressioni e coscienti di voi mentre le ricevete. Così non siete solo nell’atto di ascoltare, ma udite, non state solo guardando, ma vedete, non state solo mangiando, ma avete anche il gusto di ciò che mangiate. Non toccate solamente, ma sentite ciò che toccate. Perché disponete di un’energia nuova, più organizzata dell’energia automatica, quella unicamente basata sulle reazioni, l’essere attirati o il rigetto, il fatto di amare o non amare questo o quello. Al livello della sensibilità, cominciate a essere il padrone delle vostre impressioni. Il livello energetico seguente è quello dell’energia cosciente, in altre parole è il processo cosciente al quale partecipate e per il quale cominciate a dare senso e significato alla vostra vita L’energia cosciente è molto speciale. Contrariamente a quelli che dicono “sono cosciente”, è più appropriato dire che partecipo alla coscienza.
Note.
“ Gli uomini n.1, 2, 3 costituiscono l’umanità meccanica, sono al livello di quando sono nati. L’uomo n.1 ha il centro di gravità della sua vita psichica nel centro motore… L’uomo n.2 nel centro emozionale… L’uomo n.3 nel centro intellettuale… L’uomo n.4 ha un centro di gravità permanente, in lui un centro non può avere sugli altri una preponderanza.”( P. D. Ouspensky. Frammenti di un Insegnamento sconosciuto).
Apparecchio formatore. “La parte meccanica del centro intellettuale porta un nome speciale. Se ne parla a volte come di un centro separato e in quel caso è chiamato apparecchio formatore. Una delle particolarità è che non può paragonare che due cose, non può pensare che in termini di estremi e cerca subito il contrario”( Ouspensky).
di Josè Reyes
3ème Millénaire n. 86 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini [202]
3m. Se osservo il mio comportamento nella vita quotidiana, constato subito un certo automatismo nelle reazioni. Esso sembra sempre attivarsi, davanti ad un dato avvenimento, con la stessa modalità, lo stesso schema di risposta. C’è una ragione per questo?
J.R. Si, c’è una ragione ed è una buona ragione. Se dovessimo rispondere con coscienza ad ogni stimolo della vita, non avremmo abbastanza coscienza per esserne capaci. La meccanicità ci permette di rispondere a molte situazioni della vita automaticamente ed è una buona cosa. La personalità è fatta per questo, cioè per rispondere alle situazioni della vita in modo automatico. Non ci sono sforzi da fare, in ogni momento, per rispondere con spontaneità ad una situazione data quando conoscete già la risposta appropriata, perché la situazione si è già presentata. Ora, il problema è il seguente: la macchina umana, che possiamo chiamare così perché dotata dell’energia automatica dei centri, ha preso l’iniziativa. E l’essenza, che è la parte reale di noi stessi, è diventata passiva. Così, oggi rispondiamo a tutto ciò che si presenta attraverso la personalità, con un meccanismo. Le esperienze che abbiamo non si fondono con la parte di noi che è importante. Pertanto quell’equilibrio può essere ribaltato, se è la personalità che guida. Questa si mette in opera verso i sei o sette anni ed è attraverso di lei che cominciamo ad esprimerci. Siccome non riceviamo un’educazione giusta, l’essenza rimane passiva fin dall’inizio. La sede della personalità è nel cervello, nella testa; lì è l’apparecchio formatore. La sede dell’essenza è nelle emozioni. Siccome non siamo stati educati sul piano emozionale, l’essenza non ha nessuna possibilità di trovarsi in contatto con la vita. La personalità diventa attiva e prende forza sempre di più e nello stesso tempo l’essenza diventa passiva. Questa è oggi la situazione.
3m. L’inizio di tutto è dunque in un’educazione impropria. C’è modo di rimediare a tutto questo?
J.R. Il problema è che per educare i bambini, noi adulti dobbiamo essere educati. Noi siamo arrivati a credere che il solo bisogno dei bambini fosse un’educazione intellettuale. Li mandiamo nei collegi migliori, nelle migliori università e loro ottengono un master, poi un dottorato, ecc. Crediamo che sia solo necessaria un’educazione intellettuale. Dobbiamo cominciare con noi stessi, con la realizzazione che dobbiamo veramente sviluppare le nostre emozioni, voglio dire le emozioni positive. Perché le emozioni negative sono lì! Dobbiamo cominciare a vedere che cosa sono le emozioni. Prima di tutto studiare come reagiamo, come rispondiamo emozionalmente agli avvenimenti, vedere come siamo immaturi sul piano emozionale. Studiando, osservando, cominciamo ad apprendere. Il sistema di sviluppo della Quarta Via si basa sullo sviluppo emozionale dell’uomo. Questo sviluppo accompagna quello delle facoltà e delle possibilità del corpo. Perché noi non abbiamo scoperto il tesoro che si trova nel corpo umano. Leggiamo per esempio in un negozio che il tale o il talaltro cibo ci fa bene. Ma questo è solo nella testa! Dobbiamo veramente avere il contatto col corpo in tutti i modi possibili. Il corpo ha una sua memoria, un suo modo di essere in relazione con gli altri, ha una vita propria. Dobbiamo andare in ogni sua parte. Se immaginiamo di vivere in una casa a tre piani, siamo a pianterreno, senza conoscere gli altri piani. E lì spesso si trovano gli altri modi di percepire. Abbiamo questa possibilità, di percepire in modo differente il mondo. Ma, ecco, siamo dei sottosviluppati ed è lì che si trova la causa della nostra miseria e sofferenza. Non è perché siamo meccanici. E’ perché reagiamo a tutto quanto succede in modo meccanico.
3m. Ma la meccanicità ci porta al tempo stesso a desiderare di non lasciare il conosciuto, a non voler visitare gli altri piani, malgrado il desiderio di eliminare la sofferenza, di essere pacificati.
J.R. Il primo problema dell’umano è la paura dell’incerto. La mente ama le cose che già conosce. Non appena cade su qualcosa di differente, di sconosciuto, la mente lo rifiuta. La paura è quella del futuro. Cosa succederà domani? Forse mancherà il denaro? Perderemo la casa o il lavoro? Abbiamo paura del futuro, preferiamo assestarci sul presente, e questo ci dà un senso di sicurezza. Viviamo come poveri, mentre abbiamo il potenziale di essere veri umani, ma abbiamo paura dell’ignoto. Qualunque cosa si dice alla gente, a meno che non abbia avuto esperienza di quel profumo di vita e al tempo stesso della sua mancanza di gioia e che c’è qualcosa di meglio, niente è possibile. Cristoforo Colombo, per fare quello che ha fatto ha preso della gente speciale, insoddisfatta dello status quo. Gente che non poteva stare dov’era e cercava qualcosa di differente. Quella passione viene dal cuore. Abbiamo bisogno di un centro magnetico perché è quello che crea delle persone che cercano altri modi per svilupparsi. In generale, quando parlate alle persone, non capiscono di cosa parli, dicono che stanno bene così; molto poche vogliono fare un passo avanti.
3m. Per andare al di là della meccanicità, è necessario avere in partenza quel gusto dell’ignoto, quell’intuizione che qualcosa è possibile in altro modo?
J.R. E’ come per ogni situazione della vita. Quando siamo piccoli speriamo sempre che qualcosa accada, che cambierà la situazione. Reclamiamo con nostra madre. Poi vediamo che non è possibile. Poi ci si dice: “molto bene, quando la scuola sarà finita, tutto andrà meglio”. Ma una volta finita la scuola, ci si rende conto che non è cambiato niente. Poi il college, poi il lavoro… “quando sarò indipendente, andrà meglio. Poi mi sposo ed è perfetto”. Poi i bambini. Aspettiamo tutto il tempo che qualcosa cambi la nostra vita. Non realizziamo che non è l’esterno che cambia le cose, ma che questo deve venire da dentro. La gente dice: “vado in un paese diverso e finalmente là sarò felice”. Ma portate voi stessi come siete. Per prima cosa, non è cambiare posto, ma lasciar indietro se stessi. E diventate capaci di cambiare le cose. Non sono le condizioni esterne che ci devono cambiare, ma il nostro modo di percepire la realtà, la vita.
3m. Ci sono ostacoli interni, nodi emotivi, che sono cose grosse di fronte a noi. Come sciogliere quei nodi che ci costringono alla meccanicità? Il lavoro su di sé permette all’energia di crescere. Ma, arrivati a un certo stadio, la disperdiamo totalmente con un ritorno di fiamma alla personalità, ai suoi desideri, alle sue pulsioni…
J.R. Comprendo. Quei nodi sono tutti emotivi. Sono messi da piccoli. Chiamiamoli traumatismi. Un trauma è come un taglio. Qualcosa si è inscritto nelle emozioni. Nell’infanzia siamo feriti molto profondamente. Nascondiamo questo e quando intanto diventiamo adulti, non possiamo attribuire il nostro comportamento a quegli avvenimenti della nostra infanzia. Non ne vediamo l’origine, non percepiamo che il nostro comportamento, le nostre reazioni, le nostre risposte alle situazioni della vita. Questo viene da ciò che chiamate i nodi, i traumi. Ciò che è importante è che i traumi sono stati messi artificialmente nel nostro emozionale, si nutrono delle nostre emozioni, ne hanno bisogno. Quei comportamenti assorbono la vostra attenzione. E voi dite: “è reale, è quel che sono, sono io”. Ma non è vero, non è la realtà. E’ solo una parte di voi, e questo non fa che rispondere a un trauma, un condizionamento dell’infanzia. Se cominciamo a ritirare la nostra attenzione dai comportamenti, se mettiamo la nostra attenzione a un posto più appropriato, in uno stato di coscienza, diventiamo capaci di percepire, di vedere noi stessi. Appare l’osservatore. Cominciamo a vedere che quei traumi nell’osservatore non esistono. L’osservatore è libero da loro. I traumi non esistono che nel nostro sé inferiore. E’ lì che si manifestano. Se passiamo ad un più alto stato di coscienza, non possono agire, perché la nostra attenzione non è disponibile per loro. L’attenzione è come l’acqua che può permettere ai condizionamenti di crescere e di avere radici molto profonde nella nostra psiche. Se chiudete l’acqua, che è la vostra attenzione, e la versate da un’altra parte, quei traumi cominciano a morire, a perdere il loro potere. Ma la gente pensa che parlandone si possano eliminare.
3m. E’ la questione dell’analisi psicanalitica…
J.R. Si. Quello non può essere realizzato con la parola. Perché quell’azione si svolge dentro di voi, è la vostra attenzione che va da una parte verso un’altra. E generalmente questa seconda parte è più rilassata, è nel corpo. La vostra attenzione si porta nel corpo e andate sempre più verso un rilassamento del corpo. E lasciando che il rilassamento si faccia nel corpo, anche le vostre emozioni si rilassano. Tutti quei comportamenti derivati dai traumi, si manifestano con tensioni, e producono reazioni. Sono le tensioni che generano reazioni.
3m. E poi la reazione è più rapida della testa, non la si vede.
J.R. Infatti. E tutte quelle reazioni assorbono energia che sarebbe molto utile. Le energie se ne vanno per nutrire quello stato artificiale. Allora abbiamo meno opportunità di trasformarci, perché abbiamo meno energia. Abbiamo bisogno di energia di buona qualità per trasformarci, migliore di quella dell’energia puramente meccanica.
3m. Questa trasformazione necessita di un’energia più fine, ma non c’è solo la questione della qualità, ma c’è anche quella della quantità. Qualità e quantità sono entrambe necessarie insieme?
J.R. L’energia dell’attenzione è legata all’energia della sensitività. Una sensibilità libera offre la possibilità di una maggiore quantità d’attenzione. Certo, se c’è la qualità, ma manca la quantità, perdete la qualità. Dovete essere capaci di avere la vostra attenzione sotto controllo più a lungo. Perché l’attenzione è sempre stimolata da ciò che accade fuori. Potete guardare un film per due ore e mezzo e la vostra attenzione è catturata dallo schermo. Ma è un’attenzione automatica, che non ha niente a che fare con l’attenzione che dovete mantenere attraverso voi stessi. Abbiamo bisogno di sviluppare un’attenzione libera e questa deve essere diretta. Dirigo la mia attenzione al mio corpo, per esempio, alla mia respirazione e quella respirazione ha una qualità di presenza differente. Dal momento in cui la mia attenzione è libera dalle associazione del pensiero, dalle associazioni mentali che si fanno da sole, la qualità della mia presenza si modifica. Divento più me stesso, sono più cosciente di me stesso. Quanto tempo posso mantenere questo? Dipende da ciò che ho fatto prima. Se non faccio niente, nessuna meditazione, nessuna osservazione, nessun movimento, allora non è possibile niente.
3m. Se mettiamo l’attenzione sul corpo, questo è possibile per un certo tempo e allora l’ego è privo di energia. Ma una volta che l’attenzione torna al livello ordinario, l’ego e le sue manifestazioni ricompaiono, forse anche più forte se l’ego avverte che la sua fine è prossima. Quando ritorna si dice: la via è libera, festeggiamo! E’ un ostacolo pesante in questo lavoro, un po’ come Sisifo che, quasi giunto a spingere il suo roccione in cima alla montagna, lo vede rotolare giù…
J.R. Passiamo dalla personalità, quando dormiamo, quando siamo nel funzionamento automatico, a più essenza quando ci svegliamo. Siamo più vicini all’essenziale. Dunque la prima tappa per svegliarci è liberare la nostra attenzione. Dovete essere attenti a dove si trova l’attenzione, perché viaggia nel corso della giornata. E’ su un pensiero, poi su un altro. Poi arriva un’emozione e attira l’attenzione. Poi abbiamo fame e l’attenzione è sulla fame. Tra quei momenti in cui l’attenzione viaggia dall’uno all’altro, possiamo dirigerla intenzionalmente. Basta la mano sinistra: dirigo l’attenzione verso la mano sinistra, e anche mentre vi parlo o analizzo una o l’altra cosa, una parte dell’attenzione è sulla mano sinistra. Questo mi pone in uno stato differente. Se questo se ne va, cosa che avviene di sicuro, continuo a parlare, ma dormo. Infatti non sono lì. La mia attenzione è imprigionata nel processo che si svolge, qualunque esso sia. Ma quando dirigo l’attenzione, non sono più intrappolato. L’osservatore è lì, perché metto la sensazione e la libera attenzione. Dunque, ogni volta che la vostra attenzione è libera, sperimentate uno stato differente da quello in cui la vostra attenzione è intrappolata. In questo modo cominciate a imparare: quando fate certe cose, la vostra attenzione è legata, in altre siete più liberi, più capaci di vedere la vostra vita in una prospettiva più ampia. Vedete i momenti in cui non siete identificati con la situazione e la vostra coscienza è più aperta e più distesa. Nella misura in cui la vostra attenzione è imprigionata nella meccanicità, la vita non ha alcun senso. Siete solo una macchina reattiva.
3m. Quando proponete di portare l’attenzione per esempio sulla mano sinistra, è la testa che prende la decisione. E’ ancora un processo mentale?
J. R. Si, è l’inizio. Prima vi ricordate di fare quello. La prima tappa è realizzare che la mia attenzione è intrappolata. Dove sono? Siete nei pensieri o nell’emozione. Nel momento in cui ve lo domandate, comincia il cambiamento. Ora oriento il pensiero alla mano sinistra. Si, è con la testa. Ma ora sono a contatto con la sensazione. Il pensiero e la sensazione lavorano insieme. Due centri sono insieme. Non sto pensando a ciò che accade, ma tengo l’attenzione sulla mano. Poi arriva l’emozione e comincia a partecipare al processo. Comincio a ricordarmi di me stesso. Questo ricordarsi di sé ha molti strati, come una cipolla. Cominciate dallo strato più superficiale, dite vado sulla mano, poi sulla respirazione, sugli occhi…Guardate ciò che vedete e avete una prospettiva, siete coscienti di vedere le cose, in una visione diversa, siete coscienti della loro profondità. E così col gusto, o l’udito. Tutte le vostre facoltà sono nel presente. Allora avete il piacere di quel ricordarsi di sé, che può essere molto profondo e portarvi fino a Dio.